Necropoli pre-romana
Approfondimento dell'archeologo
La necropoli di Cafaggio è stata oggetto di uno studio approfondito che ha utilizzato varie discipline a supporto dell’analisi archeologica, al fine di meglio conoscere i molteplici aspetti che contraddistinguevano la vita di questo gruppo di Liguri Apuani, attraverso le informazioni desunte dalle sepolture e dai loro corredi. Lo storico latino Tito Livio nomina i Liguri Apuani in alcuni celebri passi della sua Storia di Roma, in occasione delle fasi finali (193-155 a.C.) del lungo, sanguinoso e difficile conflitto che ha visto le legioni romane combattere per oltre un secolo contro le tenaci popolazioni dei Liguri. Fra il 181 e il 180 a.C. vengono deportati nelle terre del Sannio in due successive tornate prima 40.000 e poi 7.000 Liguri Apuani. Nel 177 a.C. viene dedotta la colonia romana di Luna. Nel 175 a.C. il console Marco Emilio Lepido, uno dei triumviri preposti alla deduzione coloniale, celebra il trionfo sui Liguri Apuani. Nel 155 a.C. il console Claudio Marcello consegue la vittoria definitiva su quel popolo.
Gli incinerati
Il rituale funerario dell’incinerazione e il cerimoniale del seppellimento entro cassetta litica sono caratteri distintivi dell’ethnos dei Liguri Apuani. Le analisi osteologiche condotte sui frammenti ossei combusti custoditi nei cinerari, hanno consentito di identificare il sesso degli individui, ma anche le caratteristiche nutrizionali, le patologie, le cause della morte. Le sepolture sono riferite a ottanta individui, dei quali ventisette maschi, trentaquattro femmine, sei bambini e quindici incinerazioni non identificate.
I corredi
Il corredo è composto da un cinerario fittile nel quale vengono raccolti i resti del rogo funebre insieme ad alcuni oggetti che costituivano l’ornamento della persona. Così fra i frammenti di ossa combusti si possono trovare spirali per capelli, anelli, fibule e fibbie. L’imboccatura del cinerario è protetta da una ciotola capovolta (ciotola-coperchio), spesso in ceramica a vernice nera.
A completamento del corredo vengono deposti i cosiddetti vasi accessori e cioè tazze, bicchieri, coppe piattelli e ollette. L'esame dei corredi deposti consente di stabilire il sesso del defunto. Così gli oggetti di ornamento quali spirali per capelli, anelli, orecchini, vaghi e pendenti di collana, individuano le sepolture femminili come gli utensili legati alla vita quotidiana, per esempio le fusaiole usate dalle donne per la filatura della lana e delle fibre vegetali. Lo status di guerriero è definito dalla panoplia: spade, lance, giavellotti ed elmi, mentre legate all’abbigliamento sono le fibbie bronzee dei cinturoni. Tutte le armi da offesa e da difesa subiscono la manomissione rituale. Le spade, conservate dentro il fodero, vengono ripiegate più volte, le cuspidi delle lance spuntate o flesse e gli elmi schiacciati rendendoli così inutilizzabili: muoiono con la morte del guerriero. Comuni a entrambi i sessi sono le fibule, in ferro, bronzo e argento.
La panoplia
L’armamento è riferito a individui adulti e consiste in armi da difesa e da offesa. Per la difesa i guerrieri di Cafaggio indossavano il solo elmo, in ferro o in bronzo, completato dalle paragnatidi per la protezione delle guance. Non sono stati rinvenuti scudi nonostante le fonti antiche li nomini come elemento peculiare della panoplia ligure. Le spade sono in ferro con foderi i cui motivi ornamentali riconducono al mondo celtico. Completano l’armamento le armi da lancio, lance e giavellotti questi ultimi arma specifico dei Liguri come ricordato anche dagli storici antichi. La foggia delle armi e i loro elementi tecnici e decorativi sono riconducibili a tipi diffusi in aree celtiche o celtizzate oppure indicano provenienze da officine di ambito etrusco o centro-italico.
Il vasellame
La ceramica fine è riconducibile al servizio da mensa e consiste in vasellame per contenere e versare liquidi, legato quindi al rituale del banchetto e del simposio che i Liguri adottano a seguito dei contatti commerciali con Greci ed Etruschi. Vengono deposte coppe a vernice nera, skyphoi sovradipinti e kylikes, mentre compaiono singoli esemplari di kantharos e oinochoe provenienti dai mercati etruschi. Associate a queste merci di pregio sono le anfore provenienti da Marsiglia(Massalia colonia focese) e quelle di produzione centro-italica utilizzate per trasportare e contenere vino.
Queste presenze sono la diretta testimonianza delle relazioni commerciali che i Liguri intrattenevano con le aree etrusche e romano-laziali nell’ambito delle rotte marittime e terrestri fra lo scalo portuale del Magra e gli itinerari di fondovalle e di crinale che attraverso i valichi raggiungevano la pianura padana.
Per la visita
La zona archeologica è visitabile su prenotazione. Si attuano aperture estive secondo il calendario delle manifestazioni previste per la Settimana per la Cultura e le Giornate del Patrimonio. Info: Soprintendenza per i Beni Archeologici della Liguria tel. 010 27181; fax 010 2465925 - Comune di Ameglia tel. 0187 609221
Come arrivare
Autostrada Genova-Livorno A12, uscita casello di Sarzana, direzione Ameglia
Da segnalare
I materiali delle sepolture recuperati nel corso di lavori agricoli fra l’ottocento e la prima metà del novecento sono esposti nella sezione dedicata alla protostorica al Museo Civico Archeologico “Ubaldo Formentini” allestito negli spazi del Castello San Giorgio a La Spezia. Info: Castello di San Giorgio, via XXVII Marzo, La Spezia tel. 0187 751142.
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- Ultima modifica il Mercoledì, 20 Novembre 2013 07:46
- Pubblicato Martedì, 19 Novembre 2013 18:36
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